[ Marcos Novak, Babele 2000 ]

Nel passato gli architetti disegnavano lo spazio entro il quale si formavano e agivano le identità. Ora, in mondi di integrale artificialità, gli architetti sono chiamati a disegnare non solo lo spazio, ma anche i suoi abitanti, e non solo il loro aspetto ma anche i loro sensi e le loro capacità. Le barriere tassonomiche che tenevano separati i modi dell’espressione sono caduti. si sono trasformati in finestre, in specchi. Il pittore deve disegnare gli occhi dell’osservatore, il compositore deve comporre le orecchie dell’ascoltatore.


Marcos Novak, Avatararchitecture