[ Mark Wigley, su Deconstructivist Architecture, 1988 p.11 ]


La Decostruzione in se stessa, tuttavia, è spesso travisata come smontaggio della costruzione. Di conseguenza, ogni progetto d'architettura provocatorio che sembra smontare la struttura - sia che si tratti della semplice rottura di un oggetto o della complessa dissimulazione di un oggetto in un collage di tracce [riferimento alle figure a destra] - è stata salutata come decostruttivista. Queste strategie hanno prodotto alcuni tra i più formidabili progetti degli ultimi anni, ma restano simulazioni del lavoro decostruttivista in altre discipline, perchè non sfruttano la condizione specifica dell'oggetto architettonico. La decostruzione non è demolizione o dissimulazione.
[...]
Al contrario la decostruzione prende tutta la sua forza dalla sfida ai veri valori dell'armonia, dell'unità e della stabilità, proponendo al loro posto una differente visione della struttura: una visione secondo cui le falle [le incoerenze] sono intrinseche alla struttura. Esse non possono essere rimosse senza distruggerla; esse sono, di fatto, strutturali.


a sinistra: SITE, Showroom dei prodotto Best, Sacramento, California 1977
a destra: Peter Eisenman, I castelli di Giulietta e Romeo, Biennale di Venezia, 1985
(illustrazioni dell'articolo di Mark Wigley su Deconstructivist Architecture)