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03. l'oggetto analogico
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gruppo titolo l'opinione del prof. voto dei
colleghi
voto
del prof.
MEDIA

Andolina
Bamba
Cortese
A.Garofalo

UN ATTIMO CUBICO

Reso effimero dai limiti dell'umana tecnologia -incapace di racchiudere in una piccola scatola una fonte di energia eterna-, l'oggetto mette in atto un teorema di sorprendente coerenza traslando in elementi simbolici le stesse componenti che hanno permesso a Bragaglia di generare la sua foto-dinamica. Ma attenzione, la traslazione non è lineare: l'energia del dondolio è luce, la luce che nell'immagine scansiona la dinamica del movimento, è acqua polverosamente annerita da misteriose misture, la fotografia che ferma l'attimo è volume, traslucido congelatore imperlato di gelide gocce.

Ma non ci si ferma al concettuale. Acqua nera e luce bianca ricostruiscono cromaticità e sfumature dell'immagine, e se lo prendete in mano, visto che l'energia-luce fluttua nella dinamica-acqua, all'interno dell'attimo-cubo vedrete davvero il movimento: come un gatto che si morde la coda l'oggetto si trasforma nel suo referente.
Peccato per le pile, che saranno ormai scariche.

8,83 10 9,4

Campisi
Ciatto
Distefano
Gargante
E.Garofalo

SAVINO INSABBIATO

Spigoloso e sommario nella sua rigida centralità, l'oggetto non si accontenta di accoltellare le sinuosità dei chiaroscuri di Savino ribaltandole in piramidi granulose ma riduce persino a pura sfera -la biglia rossa- la complessità dei frammenti colorati, oggetti 'umani' contro Natura.
L'operazione è tanto schematica quanto coerente. Sia nella dichiarata inversione che ribadisce il contrasto dei mondi (la morbida Natura in dura geometria e gli spigolosi oggetti in voluttuosa Sfera), quanto, spazialmente, nella -non dichiarata- inversione delle posizioni (dietro gli umani in biglia rossa, davanti la Natura in granuli di sabbia).

Insomma dire il contrario alla fine funziona. Serve a salvare l'oggetto da tentazioni di mimesi formali e a trasferirlo su un piano concettuale dove il vero rapporto in giusto verso è anche il meno visibile: il ciclo materiale albero-legno-manufatto traslato in sabbia-silicio-vetro.

8,33 9 8,7

Barone
Bovo
Castro
Lavenia

LA GIUNGLA CONFUSA

Orgogliosamente naturalista -"vero bambù, vero muschio.."- l'oggetto esprime con efficace eleganza lo stato mentale delle sue autrici che assurge a dichiarato oggetto di rappresentazione: la confusione.

Attente ai dettagli, dall'inestricabile giungla di Lam le autrici distillano gli indigeni piedi e le bellissime indigene maschere, omettendo solo le lunghe gambe, certo assimilate a canne, e -forse per pudore- gli indigeni sederi.
Perfetto anche lo specchio -lampo concettuale nella figurazione naturalista- che denuncia i limiti della fisicità dell'oggetto interrompendo e prolungando insieme il fascio di canne.
Lo specchio però è anche tappo che rivela la verità dell'oggetto: solo da un verso si guarda perché è un perfetto 'modellino di giungla'.
Ecco, la confusione è di ordine linguistico: più che tradurre, significare, parlare di Lam, l'oggetto finisce invece per ricostruirne il referente.

8,50 7 7,8

Celi
Greco
Leotta
Lo Turco
Verzí

MUNARI COCKTAIL

L'"energia dell'errore" avrebbe detto Sklovskij, ma qui sarebbe meglio parlare di energia dell'errare, vagare dentro un mondo che non si è capito bene, smontarlo e rimontarlo in tutti i possibili modi senza mai afferrarne il senso, ma producendo comunque un oggetto sorprendente.

A dispetto dell'evidenza (basta il titolo), l'incomprensione è dichiarata: "..un primo piano nero che sembra diventare soggetto". Non 'sembra', è, ed è ovviamente insieme sfondo se si guarda l'identico blu come soggetto. Invece nell'oggetto l'essere (la forma) è regalata solo al nero ritagliato ed il blu è sempre sfondo. Il rumoroso giallo, evidente limite tra i mondi inversi diventa invece il centro del blu.
Insomma vero che è tutto sbagliato, l'analogia però è palese: gli elementi sono proprio quelli di Munari per identità di colore ed equivalenza di peso e sarebbe impossibile non vederlo.
Solo, l'oggetto parla di altre cose, altre inversioni, altri equilibri: un cocktail appunto. Ma il gusto è buono.

6,83 8 7,4

Cassarino
Catalano
Dierna
Guttà

FLUSSI VITALI E GALLEGGIAMENTI MORTALI

Tra il galleggiare di oscuri presagi (il cubico gufo) e nuvole di strass dorati, l'oggetto cerca di riproporre la planarità della vita klimtiana provando davvero a traslarne nello spazio gli elementi. Così l'albero 'sboccia' dal centro e l'acqua, che per gravità resta giù comunque si ruoti l'oggetto, riposiziona di continuo la base-terra al punto giusto trascinando con sé il galleggiante gufo per mantenerlo sempre 'sui rami'.

Un congegno perfetto che tra perline colorate e paillettes dorate sparse ovunque (grazie sempre all'acqua shakerata), ripropone bene la solarità luccicante della pittura di Klimt. Non è proprio però "il flusso di particelle" dichiarato perché quello, almeno nel dipinto, non si nebulizza nell'aere ma corre solo sugli oggetti.
Ecco il problema, il congegno è forse così perfetto da far sparire l'oggetto: le spirali spaziali in forma di tremuli fili non ce la fanno a competere con le potenti geometrie di Klimt che invadono lo spazio.
Alla fine nella nube, sembra che l'albero non ci sia più.

6,83 8 7,4

Baglieri
Buonvicino
Di Mauro
Galvagno
Campanella

DUE MONDI IN CONTRASTO

Trafitto da una lastra di plexiglass, annegato entro un caos di straccetti colorati, il 'batuffolo di cotone' che impersona l'angosciato personaggio di Munch sembra aver trovato ragioni meno esistenziali per urlare.
Il problema è che il 'cosa' si fa da solo non basta. È essenziale anche il 'come' si fa.

L'intenzione in sé è perfetta. Giusta l'idea dei 'due mondi' e il pensiero di trasposizione spaziale attraverso la divisione diagonale dello spazio, giusti i materiali di costruzione scelti e persino raffinata l'associazione materica dei colori (raso/freddo, panno/caldo).
Sbagliato buttare tutto a caso in una scatolina: svuotare il mondo delle linee rivestendone una faccia di legnetti (torniamo al piano?) e spargere stracci sfilacciati e arrotolati dall'altro lato.
Insomma, traditi dalla scatola. Non si trattava di scegliere due contenuti da infilare nelle relative scatoline, ma due materie opposte in grado di costruire la struttura di due mondi diversi.

6,50 7 6,8

Albertelli
Branca
Centamore
Cinquerrui
Iacono

UN MONDO
PIENO DI VUOTI

Troppi miracoli per un povero oggetto. Di fronte all'evangelica moltiplicazione dei pani (qui uccelli) e dei pesci, di fronte alla strepitosa metamorfosi figura/sfondo di Escher, egli soccombe mostrando i limiti della pochezza umana.
Ma non è solo la fatica innanzi all'improbo compito a trasparire tra le sbavature di colla, ma anche una certa svogliatezza mentale: l'oggetto parte dall'errata convinzione di poter trasferire un mondo piano in uno tridimensionale semplicemente infilando il piano in una scatoletta ed arriva alla riduzione della meraviglia (la figura che si trasmuta in sfondo e viceversa) in griglia. Per giunta sbagliata: 3x3 invece che 4x4.

Così i pesci-materia restano triangoli di cartoncino nero sia sotto che sopra e gli uccelli-assenza non ci sono davvero -anche loro- né in acqua né in cielo (che in verità NON "è assenza di materia"). Un equivoco insomma, non si parlava di presenza/assenza ma di una metamorfosi e di un'inversione di ruoli. Che qui non c'è.

6,67 5 5,8