GRUPPI | oggetti | l'opinione del prof. | voto_del prof. |
voto_dei colleghi |
MEDIA |
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Giuseppina Iozia |
SPECULAR SAGRADA |
Ovvio ma corretto nell'idea di rappresentazione della specularità e della continuità del referente, l'oggetto soffre la pesantezza e l'opacità del piano diagonale divisorio che limita la percezione di quei concetti a due sole facce del cubo. Abbandonata purtroppo tra le parole la buona intuizione dell'analogia con le forme d'onda che avrebbe richiesto un più attento studio delle sagome. Nonostante l'uso del gel si risolva più al rimando ad un putrido stagno che ad un lago, la realizzazione dell'oggetto è curata e mantiene bene gli intenti proposti. | 7 | 6,5 | 6,8 |
Andrea La Rosa |
ADA AMBIGRAMMA AMBIGUO |
Per volontà o per caso, tra bianco, nero e riflessi sul plexiglass, l'oggetto riesce a restituire il senso dei rapporti, delle deformazioni prospettiche e della sottile ambiguità del raffinato fotomontaggio di Werner Mantz, e diventa un sorprendente generatore di immagini. Molto buona l'intuizione minimalista della riduzione degli elementi dell'immagine in aste bianche e nere. Pessima la relazione confusa e sgrammaticata, che è stato necesario tradurre in italiano. |
9 | 7,2 | 8,1 |
Gaetano Guerrera |
I PALI DI POLLOCK |
Nonostante la discutibile, eroica e piuttosto ingenua identificazione dei 'pali' come "ultimi elementi geometrici", baluardo "della ragione sopraffatta dall'urlo dell'irrazionale", la dialettica tra segni e texture del referente è riproposta bene nell'oggetto, anche con una sceta dei materiali opportuna ed efficace. I 'pali' avrebbero potuto forse essere più correttamente interpratati come assenza piuttosto che presenza. |
8 | 10,0 | 9,0 |
Simona Di Domenico |
DENTRO LA FOTOGRAFIA: THE CUBE |
Sordo alle ansie di Mulas sul rapporto tra artista e mezzo ("un mezzo che mi esclude mentre più sono presente"), l'oggetto cataloga correttamente gli elementi dell'immagine ma scivola sull'equivoco che le possibilità combinatorie del cubo di Rubrick possano contenere una qualsivoglia concettualità. Tantomeno sul rapporto tra 'reale e immaginario'. Apprezzabili le intenzioni, ma i fatti coincidono alla pur comprensibilmente sgangherata artgianalità del risultato. |
6 | 5,7 | 5,8 |
Giuseppe Iacono |
BRAGAGLIA IN MOTION |
Macchinosa macchina, con due motori, luci e cuscinetti a sfere, diverte ma lascia il sospetto che non basti una girandola colorata a fare giustizia dello sforzo futurista del rappresentare il movimento in ciò che non si muove, cioè del superare l'oggetto. Come una foto è di per sè ferma e congelata in un istante di tempo, è ovvio per una macchina muoversi: ecco l'opposto di ciò che interessava Bragaglia. |
6 | 9,9 | 8,0 |
Damiano Fede |
WARHOL NELL'OVETTO |
Molto chiaro nei suoi assunti concettuali, ragionato e consequenziale nel procedimento, l'oggetto è tradito proprio dall'associazione tra consumismo e globalizzazione, molteplicità e tutto, che non sembra riuscire a risolvere. Più che oggetto ripetuto, gli specchietti che non riescono a riflettere la sigaretta diventano tante singolari individualià chiuse in una gabbietta piccolissima e finita: il mondo globalizzato resta molto più simile alle reiterazioni in/finite di Warhol che non ad un ovetto con sorpresa. |
6 | 9,6 | 7,8 |
Vittoria Basile |
KANDINSKY SONORO |
Sebbene piuttosto letterale nella trasposizione in solidi dei segni del dipinto, l'idea di trasformare la spiritualità Kandiskyana in un giocattolo colorato con ventose e campanelline è rassicurante e non priva di nobiltà. Apprezzabile la volontà di trasmissione del 'gioco dei sensi'. Un po' troppo arbitrari ma comunque efficaci i fili di lana colorata, ed evidentemente forzato l'inscatolamento dell'oggetto nel cubo di plexiglass. |
7 | 8,2 | 7,6 |
Chiara Millesoli |
GEORGIA AL RODEO |
Al di là delle dubbie simbologie tra vita, morte, speranza e corna dei tori, ridipingere maldestramente il quadro su un oggetto che ne aveva già risolto il senso spaziale, equivale a distruggerlo: la profondità è negata ed anche il cubetto centrale smarrisce il senso di sospensione nel pasticcio dei brutti colori. Sbagliati anche i filini rosa-azzurro che nel referente sono evidentemente 'dietro' e non collegamento. |
5 | 7,4 | 6,2 |
Samantha Pieraccini |
LANGUAGE IS NOT TRASPARENT |
Non sappiamo se proprio quello voleva dire Mel Bochner, ma l'oggetto sviluppa e riesce a rendere con efficacia e coerenza una serie di ragionamenti sui rapporti tra mente, linguaggio e realtà. Funziona molto bene il gioco dell'inclusione, meno la proiezione delle lettere sulle superfici interne (buona intenzione, ma praticamente impossibile da vedere). Troppo lungo il libretto di istruzioni. |
9 | 9,6 | 9,3 |
Federica Russo |
LA SCARPETTA DELLA NIKE |
Dorato e bellissimo (merito anche della qualità dei prodotti Nike), l'oggetto soffre di due equivoci: il primo è l'aver cercato l'analogia non nell'immagine, ma in ciò che vi è rappresentato; il secondo è di ordine tautologico: un'operazione pop sul riferimento d'origine di un marchio di consumo non può che ri-dire ciò che è già detto: il marchio Nike viene dalla Nike e le scarpette Nike -ovviamente- stanno in vetrina. Per ironia della sorte, a dispetto dei sottili ragionamenti sull'instabile equilibrio della figura che sta per spiccare il volo poggiandosi sulla punta destra, alla Nike (di Samotracia) manca proprio quel piede. |
5 | 6,3 | 5,7 |
Matteo Raciti |
CIRCO EQUESTRE |
Svilito da una spiegazione che mette insieme tautologie e frasi del tutto prive di senso (la reale essenza del soggetto?), l'oggetto parte dall'associazione incomprensibile e arbitraria tra specchio e sipario e non migliora riducendo a strisce alterne i personaggi di Donghi. Forse inconsapevolmente, resta integra la rappresentazione della dualità solo negli elementi (il solido dei personaggi e lo specchio) incollati sulla base. |
5 | 7,6 | 6,3 |
Vincenzo Lorefice |
I COLORI DI KELLY |
Piuttosto elementare negli intenti, l'oggetto non riesce a risolvere comunque i suoi propositi: la visione simultanea degli elementi c'è si da tutti i lati, ma non con le proporzioni proposte e la questione del bianco e del nero (l'infinitamente grande e il piccolissimo) resta anch'essa insoluta: il nero ha pur sempre uno spessore e il bianco -come vuoto- comunque non c'è. Resta in ogni modo un bel giocattolo colorato. |
5 | 7,0 | 6,0 |