[27 ac.: Marco Vitruvio Pollione, De Architectura, Libro terzo, Proporzioni e simmetria del tempio, p. 125-127]
1. La composizione del tempio si basa sulla simmetria i cui principi l'architetto deve rispettare scrupolosamente. Essa del resto nasce dalla proporzione che in greco è detta άναλογία. La proporzione non è altro che la possibilità di commisurare, secondo un modulo fisso, le singole parti di un'opera e l'insieme nel suo complesso; da questo nasce il calcolo simmetrico.
[…]
2. La natura ha creato il corpo umano in modo tale che il volto, a partire dal mento fino alla sommità della fronte alla radice dei capelli, sia la decima parte dell'insieme e così il palmo della mano, dall'articolazione all'estremità del dito medio; la testa, dal mento alla sommità, è di un ottavo; un sesto lo abbiamo dall'alto del petto, collo compreso, alla radice dei capelli; e un quarto [dalla metà del petto] alla nuca. Il volto stesso è suddiviso, in senso verticale, in tre parti equivalenti: una che va dal mento alle narici, l'altra dal naso alle sopracciglia e l'ultima da queste all'attaccatura dei capelli. Il piede è un sesto dell'altezza del corpo; il cubito, come pure il petto, un quarto.
[…]
3. In modo analogo ogni singola componente di un tempio deve trovare un’armonica proporzione e corrispondenza con l'insieme. Il centro naturale, del corpo umano è l'ombelico; infatti se una persona si distendesse a terra supina a braccia e gambe divaricate, puntando il compasso sull'ombelico e tracciando una circonferenza, questa toccherebbe entrambe le estremità dei piedi e delle mani. Nondimeno, come è possibile inscrivere il corpo in una circonferenza così se ne può ricavare un quadrato; misurando la distanza dai piedi alla sommità dei capo e riportandola a quella che intercorre tra un estremo e l'altro delle braccia aperte, si costaterà che le misure in altezza e larghezza coincidono come nel quadrato tracciato a squadra. Pertanto se la natura ha creato il corpo umano in modo che le membra abbiano una rispondenza proporzionata con tutta la figura nel suo complesso, a buona ragione gli antichi hanno stabilito che anche nelle loro opere si debba rispettare l'esatta proporzione delle singole parti con l'insieme della figura. Quindi ci hanno tramandato i canoni per la realizzazione di ogni tipo di costruzione e in particolare per i templi degli dei [i cui] pregi o difetti son destinati a durare nel tempo.