[1753: Marc Antoine Laugier, SAGGIO SULL’ARCHITETTURA, capitolo I, Principi generali dell’Architettura, p. 47-49]

 

Analogamente a quanto avviene in ogni altra Arte, i principi dell'Architettura si fondano sulla pura natura, nei cui processi si trovano chiaramente impresse le sue regole.

 

Consideriamo l'essere umano alla sua origine: le sue sole risorse, l'unica sua guida, risiedono nell'istinto e nei desideri naturali. Egli necessita di un luogo dove riposarsi: scorge un prato sulla riva di un placido ruscello; la tenera verzura piace ai suoi occhi e l'erba vellutata gli appare invitante. Raggiunto il prato, vi si distende mollemente e non pensa che a godersi in pace i doni della natura. Nulla gli manca; null'altro desidera. Ben presto, però, il sole cocente lo induce a cercare un riparo e, scorta una foresta che gli offre la frescura della sua ombra, corre a nascondersi nel folto della vegetazione; ed eccolo nuovamente felice, quando densi vapori si innalzano e si condensano in spesse nubi, dalle quali una pioggia tremenda scroscia come un torrente sull'accogliente foresta. Mal protetto dal fogliame, il nostro uomo non sa come difendersi dall'umidità che da ogni parte lo assale fastidiosamente. Scorta allora una caverna, vi si lascia scivolare e, trovandosi finalmente all'asciutto, si compiace della sua scoperta. Nuovi disagi rendono tuttavia sgradevole il suo soggiorno, avvolto dalle tenebre e dove si respira un'aria malsana. Esce dunque all'aperto, risoluto a supplire col suo ingegno alla rudezza ed alla negligenza della natura, e deciso a costruirsi un alloggio che lo copra senza seppellirlo. Alcuni rami divelti costituiscono il materiale idoneo al suo disegno ed avendone scelti quattro fra i più robusti, li erige verticalmente piazzandoli ai vertici di un quadrato. Alla loro sommità, ne pone orizzontalmente altri quattro, sui quali altri ancora, inclinati e congiunti alle estremità, sono disposti in modo da formare una sorta di tetto, che viene ricoperto di fogliame abbastanza folto, perché né la pioggia né il sole possano penetrare. Ed ecco, finalmente, il nostro uomo sistemato nel suo alloggio. È vero che, in una casa aperta da ogni lato, freddo e calura faranno sentire i loro scomodi effetti; basterà però che egli chiuda il vano tra i pilastri, per essere completamente al riparo.

 

Tale è il corso della pura natura; ed è proprio dall’imitazione dei suoi procedimenti che l'Arte deve la sua nascita. La piccola capanna primitiva che ho appena descritto costituisce il modello a partire dal quale ogni magnificenza architettonica è stata concepita; e solo approssimandosi alla semplicità di questo primo modello, nella pratica dell'arte, sarà possibile evitare i difetti più radicali e raggiungere l'autentica perfezione.

I tronchi eretti verticalmente ci hanno fornito l’idea della colonna; quelli orizzontali, quella della trabeazione; e quelli inclinati, che formano il tetto, quella del frontone.

[…]

Ormai è facile distinguere gli elementi essenziali nella composizione di un ordine architettonico, da quelli dettati dalla necessità, o che vi si sono aggiunti per puro capriccio. Ma ogni bellezza risiede soltanto nelle parti essenziali, mentre quelle dettate dal bisogno rappresentano tutte licenze ed in quelle aggiunte per capriccio consistono tutti i difetti.

[…]

Non perdiamo di vista la nostra piccola capanna primitiva: io non vedo altro che le colonne, la trabeazione ed un tetto a due falde, le cui estremità costituiscono ciò che oggi chiamiamo frontone. Fin qui, niente volta. ancor meno archi, nessun piedistallo, né attico, e neppure porte e finestre

Ne concludo affermando che in ogni ordine architettonico non vi sono che la colonna, la trabeazione ed il frontone, che possano intervenire in modo essenziale nella composizione; e se ciascuno di questi elementi è al posto giusto ed ha la forma che gli compete, non vi sarà più nulla da aggiungere perché l’opera sia completa.